L’inchiesta “Trend, mercato e lettori all’alba della nuova normalità” ha come obiettivo quello di tracciare un disegno relativo al panorama culturale contemporaneo assieme a giornalisti e protagonisti del mondo social per delineare le tendenze del momento.
Cosa proprio non sopporta nei libri di oggi?
“La superficialità in certi tipi di narrazione. Il voler sorvolare la superficie senza scavare fino in fondo, l’approssimazione nelle descrizioni. I classici erano molto più prolissi in questo senso e si potrebbe pensare che questo sia un fatto superato dalla modernità, che risponde a ritmi più rapidi e richiede un tempo di consumazione dieci volte più veloce, dato che oggi abbiamo tutti molto più “da fare”. Ma c’è un motivo per cui le persone appassionate di letteratura e gli autori stessi, quelli davvero validi, tornano ad attingere ai classici come un uomo assetato si spingerebbe verso una fonte di acqua pura: la sospensione. L’interruzione del tempo. La caduta negli abissi di parole che permettono al lettore di immergersi totalmente in quel mondo. Se un albero ha la chioma blu anziché verde, nel tuo universo di scrittore, io voglio saperlo. Voglio vederlo con gli occhi del personaggio. Voglio sentirlo! E non voglio andare di fretta. Voglio rallentare, perché già la vita corre. Non voglio che i libri mi diano un senso di affanno. Voglio che mi diano la possibilità di prendere respiri più lenti”.
C’è sempre stato un forte legame tra libri e film, ultimamente rinnovatosi con le serie tv. Da quale prospettiva guardare a questo fenomeno?
“Dal mio punto di vista, l’unica prospettiva plausibile è quella integrativa. I film corrono in aiuto dei libri e viceversa, in un rapporto simbiotico in cui entrambi gli universi, comunicando, puntano ciascuno il riflettore sulla sola cosa che conta: l’amore per le storie. I giovani d’oggi (ma non solo i giovani) hanno bisogno di usare anche gli occhi per sprofondare nei meandri delle storie e sentirsi parte anche loro di quel mondo che è l’Altrove in cui ci trasportano i libri, non basta più solo la forza dell’immaginazione. I film, così come le serie tv, sono cibo per l’anima tanto quanto i libri e se la loro fruizione spinge le persone ad incuriosirsi a quella storia così tanto da volerne conoscere le origini, da voler leggere anche il libro da cui è stata tratta, ben venga. Non bisogna per forza passare prima per il libro per quanto mi riguarda. Sono due prodotti diversi ma con la stessa funzione, quella di appassionare, di camminare a spasso con l’arte. Non li vedo come nemici, ma come due amici che gareggiano per lo stesso obiettivo!”.
Nei tradizionali spazi fisici dedicati ai libri sono sempre più presenti opere di personaggi tv, social, sportivi e non di scrittori. Quanto il mondo della rete, in particolare attraverso Instagram, può colmare questo deficit espositivo offrendo una vetrina alternativa ai “veri” autori?
“Il mondo della rete può fare tantissimo in tal senso, a mio avviso. Le persone, le persone che amano sul serio i libri, non sono stupide. Sanno riconoscere un libro autentico da uno scritto per meri scopi pubblicitari o solo per fare tendenza. Ormai chiunque abbia un grande seguito decide di scrivere libri, incoraggiato da manager che spinti dal guadagno propongono mosse di marketing che rischiano di oscurare i piccoli capolavori di autori emergenti che non hanno le stesse possibilità di essere notati, né in rete né tantomeno sugli scaffali delle librerie. Ma c’è un però. La forza dirompente del passaparola. L’amore che scorgo da quando io stessa mi sono cimentata nel fare la bookblogger da parte dei lettori è senza confini. Alla maggior parte di loro piacciono storie che parlano di verità, non importa se il protagonista voli o meno in sella a un drago. Storie che sappiano sussurrare ai loro cuori. Che abbiano alle spalle un lavoro di progettazione e un amore per la lettura in primis che solo un “vero” autore può lasciar trasparire. Storie autentiche. Instagram è una boccata di ossigeno in tal senso. Permette ai libri di chiacchierare al di sopra delle voci dei politici, dei personaggi delle serie tv o degli influencer famosi. Perché arriva a quella fascia di pubblico a cui dovrebbero ambire tutti gli autori, famosi o meno che siano: i veri lettori. Innamorati dei libri, non della scia passeggera di questa o quella tendenza”.