L’inchiesta “Trend, mercato e lettori all’alba della nuova normalità” ha come obiettivo quello di tracciare un disegno relativo al panorama culturale contemporaneo assieme a giornalisti e protagonisti del mondo social per delineare le tendenze del momento.
Cosa proprio non sopporta nei libri di oggi?
“Una cosa che non sopporto è leggere un libro scritto male. Apprezzo il tentativo di scrivere un libro ma bisogna esserne anche capaci. Purtroppo ci sono scritture che non appassionano e che non ti fanno immedesimare nel racconto. Questo è un gran peccato perché spesso la storia in sé è originale. Mi dispiace quando l’incipit è bello o che magari la storia abbia molto potenziale ma che poi non viene sfruttato al meglio durante la scrittura. Ogni libro può essere un vero capolavoro e bisogna cercare di puntare su questo obiettivo durante la stesura. Oltre a ciò non sopporto le storie troppo SCONTATE e già rilette tantissime volte. Piuttosto preferisco storie semplici con una trama non troppo complessa ma che comunque grazie all’originalità della scrittura dell’autore il libro diventa unico”.
C’è sempre stato un forte legame tra libri e film, ultimamente rinnovatosi con le serie tv. Da quale prospettiva guardare a questo fenomeno?
“Io non mi sono mai ritrovata nei film dei libri. Il libro è qualcosa di molto personale, un viaggio nella propria mente. Rendere ciò qualcosa di concreto, se non si fa personalmente, è un po’ un “trauma” perché tutta la tua immaginazione viene stravolta dalla realtà di un film. Il film/serie tv è la visione soggettiva del regista che per quanto possa trattare del libro è la sua visione. Io credo che libro e film/serie tv siano due cose separate. Li apprezzo entrambi ma quando trattano la stessa storia bisogna tener conto che sono due modi diversi di “viaggiare”. Nel libro vieni catapultato nella tua immaginazione, mentre nel film partecipi a ciò che vedi. A mio parere bisogna avere la mente aperta per leggere/guardare la storia in questione. Sono due cose diverse e quindi paragonarle forse è anche sbagliato”.
Nei tradizionali spazi fisici dedicati ai libri sono sempre più presenti opere di personaggi tv, social, sportivi e non di scrittori. Quanto il mondo della rete, in particolare attraverso Instagram, può colmare questo deficit espositivo offrendo una vetrina alternativa ai “veri” autori?
“A mio parere molto. Credo che sia giusto dare la giusta importanza ai veri autori che fanno questo di professione. I social sono un mezzo utile ed oramai si conoscono le loro potenzialità. Credo siano molto belli i profili che cercano di propagare la cultura e bisogna incentivare su questo per poter dare la giusta visibilità anche a loro”.